DISTOPICA ILLUMINAZIONE

Di Nicolas e Perenelle Flamel

L’8 dicembre sono comparsi, in Cina, nella città di Wuhan, i primi pazienti sintomatici; la segnalazione della comparsa del nuovo virus è del 31 dicembre 2019; le misure messe in atto, dal governo cinese, furono la chiusura del Mercato, in cui lavoravano i primi contagiati, e l’isolamento di coloro che presentavano la sintomatologia dell’infezione; il primo decesso noto è del 9 gennaio, ma già il 28 i casi erano 4600 ed i decessi 108; dal 23 gennaio, la città di Wuhan è stata messa in quarantena, stesso provvedimento esteso, il giorno dopo, ad alcune città limitrofe.
Il 30 gennaio L’OMS dichiara “un’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale”.
In Italia, il Primo Ministro, G. Conte, dichiara lo Stato di Emergenza il 31 gennaio, in seguito a due turisti cinesi risultati positivi, lo stesso giorno il Consiglio dei ministri nomina Borrelli, capo della Protezione Civile, commissario speciale per l’emergenza Covid-19. Sono sospesi i voli da e per la Cina.
Il 22 febbraio esce il Decreto legge che prevede la quarantena per 11 comuni lombardi, il 25 febbraio, il primo ministro, chiude tutte le scuole e le università, il 4 marzo sospende i principali eventi sportivi, il 9 marzo tutti gli eventi sportivi sono sospesi e la quarantena estesa a tutta Italia, l’11 marzo la maggior parte delle attività commerciali e produttive sono interrotte totalmente.
Nel frattempo, durante i primi giorni di febbraio, ovvero ben dopo la dichiarazione dello Stato di emergenza, politici della maggioranza ed esimi virologi da televisione ci informano che non c’è nessun rischio che l’epidemia si diffonda in Italia, che la nostra preoccupazione nasce da un sentimento razzista, che si tratta di una banale influenza…
Dalla dichiarazione dello stato di emergenza alla messa in quarantena passa un mese e dieci giorni. Perché così tanto?
Durante questo lungo lasso di tempo non si mettono in protezione gli ospedali, non si dota il personale sanitario dei dispositivi necessari, nessuna precauzione è messa in atto, non si consiglia neanche l’uso della mascherina nei luoghi chiusi, eppure, ciò che stava succedendo, ed era successo, in Cina era assolutamente noto, da più di un mese.
Allora un virus, ingegnerizzato o meno che fosse, è lasciato propagarsi ovunque, come un fuggitivo qualsiasi; per più di un mese è un latitante, libero di circolare completamente indisturbato, e si diffonde: principalmente negli ospedali e nelle RSA, proprio in quei luoghi che dovrebbero essere i più tutelati, i più protetti, i più controllati.
A cosa serve non prendere alcuna precauzione per più di un mese?
A cosa serve non proteggere il personale sanitario e gli altri pazienti? Forse a mettere un paese intero in quarantena?
Se non serve a niente, come appare sempre più evidente, allora è certo che è utile a qualcos’altro.
“Per secoli abbiamo cercato di eliminare il dissenso: con la religione, la politica ed ora con il consumismo. Non è ora di tentare con la scienza?” ovvero “La minaccia permane finché il libero arbitrio esisterà” (cit. da Assassin’s Creed)
La pandemia diventa la forma di controllo più forte perché ha in sé tutte le prerogative per esserlo: invisibile, darwinisticamente colpisce i più deboli (anziani e portatori di patologie), salva giovani e bambini, permette di instillare insicurezza ( i decreti annunciati nel pomeriggio ma presentati la sera, dopo le 21, spesso dopo una certa attesa, quasi a creare una sorta di climax e sempre nel fine settimana),  paura (non si effettuano autopsie, i corpi vengono cremati, nessun parente può salutare i congiunti, la sola scena trasmessa è la fila di trenta camion militari che trasportano, di notte, le bare dei deceduti a Bergamo…Perché hanno reputato necessario realizzare quelle foto? Perché trasmetterle su tutti i giornali, su tutti i telegiornali?), incertezza (nessun dato certo è diffuso, quelli resi noti, sono palesemente incongruenti).
Il governo, lo stesso che non si è, praticamente mosso per più di un mese, crea 15 unità di crisi, inizia a sfornare DPCM alla velocità della luce, decreti che dicono e contraddicono, decreti non esaustivi, che lasciano ampi margini di incomprensione, rettificati, chiariti ed emendati…
Poiché non è possibile che chi circonda un primo ministro non sappia scrivere, la cosa richiederebbe le sue immediate dimissioni, c’è solo un’ipotesi credibile: questo continuo stato d’allerta, i chiarimenti, le specificazioni e le rettifiche, servono solo ad aumentare l’incertezza, la sfiducia, l’indeterminatezza, il senso di smarrimento tra la popolazione.
E’ un esperimento sociale violento: privati di qualsiasi contatto sociale, rinchiusi in casa davanti a televisori che trasmettono immagini agghiaccianti, statistiche imprecise e funzionali, interviste solo ed esclusivamente a chi è funzionale al sistema, i rapporti umani ridotti a scambi virtuali, sia quelli lavorativi, che quelli di studio, che quelli personali più in generale. Si vietano le messe, i funerali, gli assembramenti, si vieta di uscire di casa se non nel raggio di 200mt e per comprovate ragioni, si chiedono autocertificazioni per farlo.
Tutto questo va di pari passo con un controllo di polizia enorme: fermi, multe, droni…uno spiegamento di forze mai visto per bloccare, non il propagarsi del virus, come sarebbe stato comprensibile un mese prima, ma persone che correvano da sole, mariti che accompagnavano la moglie a fare la spesa, o genitori di bimbi malati, famiglie che mangiavano su una terrazza di casa, chi prendeva il sole in completa solitudine.
Però siamo nel paese in cui esistono due pesi e due misure, infatti proprio mentre si castigavano questi pericolosissimi untori, chiedendo perfino alla gente di denunciare questi criminali, si facevano entrare migranti tramite le ONG, si permetteva all’AMPI di festeggiare il 25 aprile, che poi il vero problema di Conte sarà spiegare perché i figli non abbiano potuto salutare i loro genitori, chiusi in una bara, ma venticinquenni partigiani hanno potuto cantare insieme Bella ciao.
Ma non bastava: si paventa la riapertura e si moltiplicano gli ammonimenti, le previsioni catastrofiche tipo mago Otelma e, addirittura, senza sapere cosa sarà di noi tra una settimana, perché non abbiamo notizie certe, si viene a sapere che la ministra della Pubblica istruzione avrebbe già deciso le modalità di riapertura delle scuole a settembre.
Ricapitoliamo: terrore e paura, insicurezza, incertezza, repressione. Due mesi in cui sono stati calpestati i più elementari diritti, in cui l’essere umano è stato violentato, privato di ogni libertà, dei suoi bisogni fondamentali, abbrutito, isolato, umiliato.
Vi prego, parlateci del MES, del SURE e degli Eurobond…



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