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DISTOPICA ILLUMINAZIONE

Di Nicolas e Perenelle Flamel L’8 dicembre sono comparsi, in Cina, nella città di Wuhan, i primi pazienti sintomatici; la segnalazione della comparsa del nuovo virus è del 31 dicembre 2019; le misure messe in atto, dal governo cinese, furono la chiusura del Mercato, in cui lavoravano i primi contagiati, e l’isolamento di coloro che presentavano la sintomatologia dell’infezione; il primo decesso noto è del 9 gennaio, ma già il 28 i casi erano 4600 ed i decessi 108; dal 23 gennaio, la città di Wuhan è stata messa in quarantena, stesso provvedimento esteso, il giorno dopo, ad alcune città limitrofe. Il 30 gennaio L’OMS dichiara “un’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale”. In Italia, il Primo Ministro, G. Conte, dichiara lo Stato di Emergenza il 31 gennaio , in seguito a due turisti cinesi risultati positivi, lo stesso giorno il Consiglio dei ministri nomina Borrelli, capo della Protezione Civile, commissario speciale per l’emergenza Covid-19. Sono sospesi i

Totalitarismo Elettronico, ovvero come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare le App di tracciatura

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Di Minuteman E’ impressionante l’accelerazione distopica che stiamo vivendo in questi giorni, la pandemia sta finalmente rivelando, anche agli occhi di chi è sempre stato scettico verso le cosiddette teorie complottiste , il pericolo costituito dalle tecnologie informatiche applicate alle tecniche di controllo sociale. Ciò che sembrava inverosimile solo qualche anno fa è diventato non solo possibile ma di fatto già realtà e noi cittadini ci siamo così immersi che neppure più ci facciamo caso. E’ enorme il numero di occhi elettronici e telecamere che ormai ci sorvegliano. Non c’è quasi più via delle nostre città che non sia ormai di fatto osservata da telecamere di sorveglianza di privati, banche, negozi, Forze dell’Ordine... è prassi sempre più diffusa installarle ovunque e per qualsivoglia motivo, anche il più sciocco ed irrilevante, senza nemmeno preoccuparsi delle gravissime implicazioni relative alla privacy e riservatezza. Chi vi scrive di recente ha comba

Il “politicamente corretto” non è una questione di rispetto

Di Paolo Lugli Nella comune percezione, quando si sente parlare di “politicamente corretto” si pensa sempre ad una costruzione semantica atta ad impedire la formulazione, ed esposizione, in pubblico di concetti che potrebbero ledere od offendere la sensibilità di una o più categorie di persone. In realtà non è solo questo e bisogna porre molta attenzione a quali siano le categorie da tutelare, secondo questo “strumento”, per valutarne meglio la funzione. Vediamo negli ultimi decenni abusare di parole quali “sessista”, “omofobo” e tutto il repertorio politicamente corretto per “condannare” frasi od azioni che tendono a “discriminare” una categoria di persone, a seconda del criterio di raggruppamento che si dà alla parola “categorie”, ed alla contestualizzazione dell’atto “moralmente” condannato, creando una certa aleatorietà riguardo all’oggetto discriminatorio. In realtà lo scopo non è quello di tutelare determinate categorie, ma è esattamente l’opposto: individuare e catalog

Fase 2. La caduta

Di M. Carabbaggio La cosiddetta Fase 2 è appena iniziata, sotto i peggiori auspici. Chi scrive aveva già posto l’attenzione sul fatto che i DPCM del Presidente Conte fossero in contrasto con la Costituzione sotto innumerevoli punti di vista, senza contare la scelta stessa del DPCM come mezzo con il quale “legiferare” escludendo Consiglio dei Ministri, Parlamento e Presidente della Repubblica. Il verbo legiferare di cui sopra è posto fra virgolette visto che il DPCM è un atto amministrativo col rango di regolamento e non certo di legge. Repetita iuvant. In tutto questo tempo la politica non ha fatto gran che per cercare di mitigare gli effetti che la deriva autoritaria del Premier Conte, e di chi lo sostiene, ha inflitto al paese. Certo, qualche appello è stato lanciato, opinioni sono state espresse, con molta calma e quando ormai sembrava che l’intera popolazione di elefanti africani si fosse trasferita nelle nostre stanze di casa. Diciamo che, se stai chiuso in casa tutto

LA TRAPPOLA DELLE PAROLE: oltre il bipensiero orwelliano

Di Maria Micaela Bartolucci Prologo Dagli anni ottanta è partita la corsa, non più occulta, alla costruzione di una società basata sui parametri indicati da diversi romanzi distopici, una sorta di 1984 work in progress. Molti aspetti legati al controllo sono già stati evidenziati ed approfonditi, in diversi interventi, sia grazie ad articoli comparsi su Frontiere sia grazie agli approfondimenti/denunce di Scientocrazia, ma altri sono ancora da esplorare per rendere appieno la complessità di questa società mondializzata che stanno ancora creando, proprio sotto i nostri occhi, chiusi da false problematiche, ed oltre il nostro sguardo distratto perché incanalato su aspetti secondari del vivere, primi tra tutti l’economicismo e l’individualismo che hanno contribuito ad alienare l’essere umano sociale e pensante allontanandolo da se stesso. Alain de Benoist ci ha messo già in guardia sulla confusione tra società liberale ed economia liberale e sul fraintendimento che nasc

La jatrocrazia come malattia terminale della scientocrazia

Di Pier Paolo Dal Monte Viviamo in un tempo peculiare, nel quale è stato portato a compimento un rivolgimento di lungo periodo, iniziato alcuni decenni or sono, che ha portato alla trasformazione della pratica governamentale, così come la conoscevamo, ovvero quella determinata, almeno nelle intenzioni da una sfera politica che si presuppone informata da una dialettica democratica. Questa gerarchia governamentale, nel corso del tempo, è andata sfilacciandosi, per essere sostituita, progressivamente, da una governamentalità d’impronta meccanicistica, sempre più determinata da coloro che sono  definiti “tecnici”, i quali, però, pur mascherandosi dietro questa presunta –o semplicemente sbandierata- tecnicità, sono sempre stati latori di un’agenda politica, sotto mentite spoglie, ovvero di un fine che si accordava con una determinata visione del mondo. In principio furono “ Les Economistes ”, che furono il portato di un’epoca nella quale una stru