Fase 2. La caduta

Di M. Carabbaggio

La cosiddetta Fase 2 è appena iniziata, sotto i peggiori auspici.

Chi scrive aveva già posto l’attenzione sul fatto che i DPCM del Presidente Conte fossero in contrasto con la Costituzione sotto innumerevoli punti di vista, senza contare la scelta stessa del DPCM come mezzo con il quale “legiferare” escludendo Consiglio dei Ministri, Parlamento e Presidente della Repubblica. Il verbo legiferare di cui sopra è posto fra virgolette visto che il DPCM è un atto amministrativo col rango di regolamento e non certo di legge. Repetita iuvant.

In tutto questo tempo la politica non ha fatto gran che per cercare di mitigare gli effetti che la deriva autoritaria del Premier Conte, e di chi lo sostiene, ha inflitto al paese. Certo, qualche appello è stato lanciato, opinioni sono state espresse, con molta calma e quando ormai sembrava che l’intera popolazione di elefanti africani si fosse trasferita nelle nostre stanze di casa. Diciamo che, se stai chiuso in casa tutto il giorno, l’elefante nella stanza è difficile non notarlo.

L’universo giuridico almeno si è speso in qualche modo. Ecco che la procura di Genova per prima ravvisò delle leggerissime criticità riguardo a far applicare una sanzione penale prevista da uno dei primi DPCM, oltre al fatto che i denunciati si attestassero in numeri dell’ordine delle decine di migliaia.

Da quel momento il variegato mondo dei giuristi ha cominciato a muoversi, anche stimolato dalle richieste di chiarimento da parte dei cittadini evidentemente piccati dalle informazioni contrastanti date dal “Lider Maximo” nonché da una stampa altrettanto sibillina e capziosa. Infatti, nel mentre, erano fioccate le multe: nessuno sarebbe stato denunciato penalmente, certo, ma intanto i cittadini avrebbero dovuto pagare, in un momento nel quale di lavoro e di reddito non si vede(va) traccia, a causa della serrata nazionale.

Piano piano il tempo passava, e passava, e passava, e la segregazione si allungava nei termini, mai del tutto chiariti all’opinione pubblica, finché un giorno perfino l’ex presidente della Corte costituzionale Baldassarre non sentì il bisogno di far notare “alcuni” profili di incostituzionalità dell’ultimo DPCM 26 aprile 2020, quello che ha inaugurato la fase 2 e che dovrebbe rimanere in vigore fino al 26 maggio. Nel ringraziare l’ex presidente Baldassarre, per il suo contributo, voglio sottolineare come Egli si sia spinto, a mio parere giustamente, ad accusare il Premier Conte di “…’pensiero autoritario’ che emerge da “espressioni apparentemente marginali, ma ieri da lui frequentemente usate, come ‘noi consentiamo’, ‘noi permettiamo'…”

Inoltre – prosegue Baldassarre – “nella nostra Costituzione c’è un dovere di solidarietà: le associazioni a difesa degli interessi solidali chiedano dunque di cambiare il Decreto e che sia consentita l’uscita a tutti, per considerevoli motivi di solidarietà sociale”.

Duro, quindi, il giudizio dell’ex presidente della Consulta: “Ci si sta approfittando di una situazione grave con disposizioni costituzionalmente assolutamente illegittime“.

Per Baldassarre su questo “non c’è dubbio” e spiega che: “c’è una concezione autoritaria dietro al ‘noi consentiamo’ di Conte. Deriva dal fatto che il Dpcm è un atto amministrativo individuale. Prevede limiti alle libertà costituzionali che non hanno base in un atto legislativo. Dunque se il premier disciplina tutto attraverso il Dpcm è chiaro che dica: ‘io, noi’. È lui che concede, dall’alto della sua autorità, quello che deve esser fatto”. Ma questo – continua – è “esattamente l’opposto di quello che prevede la Costituzione dei diritti del cittadino, dell’uomo, della persona umana”.

Ma non è finita qui:

infine, arrivando al problema della celebrazione delle messe nelle chiese, Baldassarre rileva che: “anche qui c’è un arbitrio autoritario: Se io faccio entrare le persone in un supermercato con il rispetto del distanziamento sociale, perché non in una chiesa? Mangiare è un bisogno fondamentale, ma anche il culto per un credente. Per la Costituzione – conclude – sono pari libertà quella al sostentamento e quella spirituale”.


Riguardo al tema del divieto di celebrazione delle messe bisogna far notare come il Premier Conte sia stato costretto a fare un passo indietro. Tramite un documento firmato dal Governo con la CEI dal 18 maggio sarà di nuovo possibile la celebrazione delle funzioni religiose.

Detto questo fra i volti noti del pensiero giuridico che, Deo gratias, si sono profusi in critiche verso il nostro Caro Leader dobbiamo per forza citare Sabino Cassese. Fonte: https://www.italiaoggi.it/news/sabino-cassese-il-giurista-che-sussurra-consigli-al-quirinale-fa-a-pezzi-i-decreti-di-conte-definiti-2439704

«Il primo decreto era fuori legge. Poi è stato corretto il tiro con il secondo decreto legge, che smentiva il primo, abrogandolo quasi interamente. Questa non è responsabilità della politica, ma di chi è incaricato degli affari giuridici e legislativi. C'è taluno che ha persino dubitato che abbiano fatto studi di giurisprudenza».

E ancora: «La pandemia non è una guerra. I pieni poteri al governo sono illegittimi». E a dirlo è un giurista che, da sempre, è europeista e anti-sovranista, un costituzionalista che sussurra consigli al Quirinale fin dai tempi di Carlo Azeglio Ciampi, ed ha continuato a farlo con Giorgio Napolitano e ora con Sergio Mattarella, con il quale ha condiviso per alcuni anni la responsabilità di consigliere della Corte costituzionale.

E quindi: «La Corte costituzionale, con un'abbondante giurisprudenza, ha definito i modi di esercizio del potere di ordinanza 'contingibile e urgente', cioè per eventi non prevedibili e che richiedono interventi immediati. Le definizioni della Corte sono state rispettate a metà».

L’articolo citato sopra prosegue precisando anche un’altra importante critica rivolta da Cassese, ovvero quella riguardo al fatto che il Premier Conte abbia, di fatto, scavalcato il Presidente della Repubblica facendo uso dei DPCM che non prevedono coinvolgimento di quest’ultimo, quindi compiendo un mezzo golpe. Oltre al Presidente della Repubblica anche il Parlamento e la Corte Costituzionale.

Ma non dovevano governare iTecnici sotto la guida de LaScienza? Che sia diritto o medicina, il metodo è lo stesso: ciò che viene comandato è legge, o regolamento amministrativo, e non può esserci dibattito. LaScienza non è democratica.

***

Chi scrive a questo punto vuole lasciare una domanda aperta al lettore: come è successo che il Premier Conte abbia potuto scavalcare perfino il Presidente della Repubblica senza, ad oggi, conseguenze? L’accadimento è ancora più strano vista la prassi costituzionale evolutasi, negli ultimi 20 anni, a favore di una maggiore autorità, che si esplica in una maggiore intervenzione, del PdR nei suoi rapporti con Governo e Parlamento.

Invero ciò che stupisce è proprio la totale assenza di pudicizia del Premier nella manifestazione plastica del DPCM che, giustamente, data la natura dell’atto, è così intestato: “Il Presidente del Consiglio dei Ministri”.

Permettetemi un paragone. Negli ultimi anni in Italia è stata portata avanti una campagna “antifascista”, in assenza di fascismo, contro chiunque non fosse allineato al pensiero dominante. Vittima illustre è stato il segretario della Lega, poi Ministro dell’Interno, Matteo Salvini. In tutta coerenza con le ragioni di tale campagna, oggi che il Premier Conte si è arrogato “pieni poteri”, la stampa è ancora bella stretta tra le braccia di Morfeo. Curioso perché, nel mentre che il Premier si arroga pieni poteri, scavalcando Consiglio dei Ministri, Parlamento e Presidente della Repubblica e quindi si dota, in sperata vece del Parlamento, di una miriade di “Task Force” con un totale, per ora, di 450 nomi (praticamente una terza Camera), Egli lo fa appunto senza quel garbo che ebbe persino il Duce, Benito Mussolini, di utilizzare il Parlamento per istituire il Gran Consiglio del Fascismo.

La Legge 9 dicembre 1928, n. 2693 possiede infatti tale intestazione:

VITTORIO EMANUELE III

PER GRAZIA DI DIO E PER VOLONTA' DELLA NAZIONE

RE D'ITALIA

Il Senato e la Camera dei deputati hanno approvato; Noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue:...

Ma se questo carnevale appena descritto non fosse già abbastanza variopinto, ci si aggiunge un Walzer con la farsa.

Non saranno infatti sfuggite ai più le numerose dichiarazioni di politici e commentatori riguardo la sospensione della Costituzione. Così, come se una tale dichiarazione potesse essere soltanto pensata prima che pronunciata. E’ dovuta intervenire il Presidente della Corte, Marta Cartabia, per sottolineare che, nonostante l’emergenza, la Costituzione non è sospesa.

Solo sofismi? Esercizi intellettuali quindi le righe da me appena vergate? Non credo.

Se è vero che la Costituzione non è formalmente sospesa, è ormai parimenti manifesto il fatto che tutti noi viviamo una deriva securitaria che, de facto, viola i dettami della carta costituzionale come ampiamente descritto in precedenza.

Ma quale può essere il punto di non ritorno?

Recentemente sono venuto a parte della vicenda che vede coinvolto un uomo, Dario Musso, nel comune di Ravanusa, in provincia di Agrigento, il quale ha ricevuto un trattamento sanitario obbligatorio, ordinato dal Sindaco, in seguito all’aver manifestato la propria opinione, in piazza, con un megafono.


Ravanusa – Un giovane per nulla convinto del rischio pandemia ha gridato ad alta voce per convincere i suoi concittadini che il coronavirus non esiste. In relazione alla vicenda dell’uomo che ha subito il Trattamento sanitario obbligatorio, dopo aver agguantato un megafono, aveva voluto “svegliare le coscienze” dicendo a tutti di gettare la mascherina in quanto la pandemia da Coronavirus a suo dire non esisterebbe, interviene il legale Lillo Massimiliano Musso per la famiglia del ragazzo: “Sono stati violati gli articoli 21 e 32 della Costituzione, gli articoli 33 e 34 della Legge 833 del 1978. In particolare, è stato disposto un Trattamento Sanitario Obbligatorio per iniziativa diretta di un sindaco per una manifestazione non autorizzata condotta con un megafono per le strade del paese. Un’aberrazione giuridica che non resterà priva di seguito. Non sussistevano i requisiti di legge per il TSO e gli atti già acquisiti difettano di motivazione. La questione sarà oggetto di interrogazione parlamentare”. Secondo il legale difensore si tratterebbe di ‘aberrazione giuridica’: non sarebbero state motivazioni che avrebbero giustificato l’iniziativa del sindaco.

La vicenda è ovviamente finita in Tribunale e sarà oggetto di un’interrogazione parlamentare. Sono tutt’altro che limpidi i contorni della vicenda come ad esempio il fatto che, apparentemente, i familiari di Musso ed il suo legale (che, oltretutto. è suo fratello) non siano riusciti a mettersi in contatto con lui durante il periodo di internamento.

Non male che a 11 giorni dal 25 aprile si venga a sapere che, in Italia, nel 2020 si possa internare una persona per aver espresso in piazza la propria opinione. Si fa sempre un gran parlare di “fascismo” ma, evidentemente, uno dei tanti fini era svuotare le parole del loro significato. Il cuore della vicenda sta però proprio nel merito del provvedimento, un Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO). E’, esso, la quintessenza della tirannia: la medicalizzazione del dissenso politico.

Un episodio simile è successo all’incirca un mese fa in Germania (url: https://lacrunadellago.net/2020/04/14/lavvocato-tedesco-contro-la-quarantena-rinchiusa-in-manicomio/ ) dove l’avvocato Beate Bahner, che aveva appena redatto un rapporto di denuncia per incostituzionalità delle norme di quarantena e che aveva altresì chiesto un pronunciamento della Corte costituzionale tedesca, è stata sottoposta a TSO in seguito ad un’inchiesta aperta su di lei dal procuratore di Heidelberg, poiché Ella, sul suo sito internet, avrebbe invitato a non ubbidire alle restrizioni.

Per molti, il venire a parte di queste vicende, sarà una doccia fredda, un brusco e violento risveglio. Teoricamente pensavamo di vivere in una democrazia liberale quando in realtà “oggi sembra non esistere problema, piccolo o grande, vero o presunto, che non si possa risolvere introducendo nuove costrizioni e divieti. Non accade mai, neanche per sbaglio, che il sogno libero dei liberal-liberisti si traduca in una maggiore libertà per i cittadini.” (cit. http://ilpedante.org/post/liberalismo-dell-obbligo - articolo questo che suggerisco di rileggere per meglio comprendere il metodo retrostante)

Il problema infatti, secondo i giornali, è l’illiberalità del Premier ungherese Orban Viktor. Ohibò.

***

Dulcis in fundo, e perdonatemi per la lunghezza dell’articolo, vi sono ancora due argomenti da trattare.

All’inizio ho accennato al fatto che il DPCM 26 aprile aveva, ha, la sua scadenza dei termini fissata circa per il 24-26 Maggio, e che, ma questo lo dico ora, prevede altresì un controllo della situazione dei contagi da parte dell’autorità in vista di una nuova serrata oppure prosecuzione dell’apertura graduale. Il diagramma di flusso, allegato 10 del DPCM, guida il lettore attraverso i piani sapientemente predisposti dal Premier siccome un cane al guinzaglio del padrone. La museruola poi costa solo 50 centesimi, così dicono.

Una data importante sarà quindi il 25 Maggio, giorno in cui dovrebbe essere convertito in legge il Decreto-Legge 25 marzo. Se ciò dovesse accadere, le misure di segregazione continuerebbero a produrre i loro effetti fino alla loro (eventuale) abrogazione.

Pochi giorni fa, la Protezione Civile ha chiesto al Governo di prolungare di altri 6 mesi, quindi fino a gennaio 2021, lo Stato di Emergenza.

Se è vero, come è vero, che oggi ci sono persone che hanno subito un TSO per aver manifestato la propria opinione in piazza, se è vero, come è vero, che le attività produttive vengono mantenute chiuse e chi si lamenta, nella migliore delle ipotesi, viene multato mentre deve pagare la cassa integrazione ai dipendenti (perché lo Stato non si è fatto vedere su quello e troppi altri fronti), allora le proteste non sono una trappola nel quale il cittadino disperato non deve cadere. La durezza delle circostanze e l’oppressione percepita possono provocare proteste che possono certamente fornire un assist all’autorità per continuare, anzi irrigidire le norme per la sterilizzazione del dissenso. Il problema è che il popolo non gode nel ribellarsi, se lo fa, evidentemente, una qual ragione la avrà. Sarebbe responsabilità della politica evitare che il popolo si senta privo di rappresentanza e quindi forse più predisposto a compiere gesti disperati.

Buona fortuna.

  

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