IL TRIONFO DELLA SCIENTOCRAZIA E LA MORTE DEL SENSO CRITICO


Di Maria Micaela Bartolucci

Il capitalismo finanziario e sovranazionale, è arrivato alla fase terminale della sua crisi strutturale, le dinamiche imperniate su queste basi fittizie sono sempre più precarie e, contemporaneamente a questa crisi strutturale del sistema economico, stiamo assistendo alla crisi, più generalizzata, del sistema sociale che esso aveva implementato per necessità di sopravvivenza e per calcolo sociale.
La libera circolazione di persone e merci ha dimostrato il suo punto debole, l’economia della interdipendenza mondiale, che ha sostituito la competitività insita al sistema capitalista storicamente inteso, ora mostra tutti i suoi limiti. Uno scambio incontrollato di persone e di merci doveva inevitabilmente seguire questa parabola.
La mondializzazione come ideologia dominante e le sue conseguenze socio-culturali sono crollate e con esse tutti i sistemi collegati: assenza di frontiere, assenza di controllo, immigrazione forzata, sostituzione dei diritti fondamentali con diritti fittizi… La creazione di questo caos, apparentemente calmo, inizia a mostrare il suo vulnus: lo scollamento sempre più marcato tra il sistema capitalista liberale e mondializzato e la vita in quanto tale, non la sopravvivenza bruta, ma il vivere.
Gli equilibri si sono rotti, la narrazione si è inceppata, questo ciclo di accumulazione è giunto al suo capolinea: è la fine di una finzione, la fine del falso mito progressista, il vincolo esterno economico è stato superato dalla realtà.
L’attuale stato delle cose rende possibile solo l’attuazione di una soluzione: il ritorno ad uno Stato nazione. Solo uno stato sovrano può essere garante di scelte politiche autonome per far fronte all’emergenza dettata dalla crisi e può operare per il suo graduale superamento, attuando precise politiche: controllo del mercato ed aumento della produzione per adeguarla, il più possibile, al fabbisogno interno; controllo della distribuzione delle merci e dei prezzi; controllo delle banche; avviare un programma di nazionalizzazioni; aumentare la spesa pubblica, rafforzando in primis il sistema sanitario e l’istruzione; abolire le riforme sanitarie e scolastiche portate avanti negli anni precedenti, a cominciare dalla riforma Ruberti e dalla parallela trasformazione delle USL in ASL.
Siamo di fronte al tentativo di terzomondializzazione, del sistema sanitario e di quello scolastico, alla mercificazione della salute e della cultura, i due pilastri di ogni civiltà degna di questo nome, il Mens sana in corpore sano, per intenderci. Non a caso le prime due colonne portanti ad essere state minate dall’emergenza sono state in primis la sanità, con le terribili conseguenze che ben conosciamo, e l’istruzione con tutte le conseguenze che abbiamo visto, che stiamo vedendo e che vedremo.
Le misure prese, nei diversi stati della UE, in campo sanitario, sono significative; sulla loro efficacia si è ampliamente parlato: mostrano tutta l’inefficienza di un sistema sanitario al collasso grazie agli interventi scellerati, operati ovunque, a causa dei trattati, delle direttive e del vincolo economico che ha obbligato, ce lo chiede Leuropa, alla drastica riduzione della spesa pubblica e quindi alla distruzione del sistema sanitario pubblico a favore di quello privato.
 Tutti gli errori insiti in questo paradigma sono chiari: il privato non potrà mai sostituire il pubblico, privatizzare è un errore, chiudere gli ospedali di prossimità uno scempio, ridurre il personale medico e paramedico a favore dell’assunzione di burocrati un abominio.
Questa emergenza mostra chiaramente che la crisi sanitaria è affrontata dal pubblico che è in prima linea pagando caro gli errori e la cieca ubbidienza al mostro europeo.
Serve altro per dimostrare la natura di questa congrega di malfattori? In termini di vite umane, le assurde politiche economiche dell’UE, in Grecia soprattutto, ma anche negli altri paesi, avevano già fatto una strage, colposa e silenziosa, ora, purtroppo, quelle che hanno operato in campo strettamente sanitario, i famigerati tagli, lo rendono, ancor più visibile.
Quanti dei morti che ci sono stati fino ad ora sarebbero stati evitati senza l’applicazione pedissequa di queste politiche?
Questo sistema globalizzato, fondato sul concetto di società mercificata e mercificabile, non è stato in grado di affrontare l’emergenza attraverso soluzioni di mercato e non può farlo semplicemente perché il mercato è il problema stesso.
La crisi, che è stata portata allo scoperto dall’esplosione del Coronavirus e che dal suo esplodere è stata accelerata, ha messo in luce tutti i limiti di questo sistema e di una gestione della cosa pubblica, così come fino ad ora concepita, ha evidenziato il carattere esiziale del vincolo della UE; la non esistenza di una seria opposizione che osteggiasse, in maniera forte e coerente, le scelte scellerate operate dal governo, ha reso sempre più visibili i rischi di una deriva securitaria limitativa delle libertà personali, di pensiero e di opinione, ma ha messo altresì in evidenza i limiti della regionalizzazione e la necessità di centralismo.
Questo è vero su scala nazionale ma anche su scala europea: in tutti i paesi si sta facendo largo una dittatura fondata sul controllo attraverso Lascienza, quella Scientocrazia che abbiamo più volte denunciato, ora è palpabile ed ampiamente visibile.
Lacienza è, per ora, l’ultimo vincolo esterno; l’obbligatorietà vaccinale era una sorta di prova tecnica di obbedienza, adesso la posta in gioco è stata alzata ma la procedura è la stessa: si crea una situazione di pericolo, questa viene rilanciata su tutti i media allo stesso modo e con le stesse intenzioni, si accresce la paura attraverso una ben costruita campagna, decreti ed interventi trasmessi ad ore improbabili servono a questo (far percepire maggiormente l’urgenza ed aumentare la paura), si prendono misure senza seguire alcun protocollo nazionale preciso, si limitano le libertà senza alcuna spiegazione reale ed a tempo indeterminato, si usa la coercizione per applicarle.
SE UNA COSA NON SERVE A NIENTE, ALLORA, SERVE A QUALCOS’ALTRO questo è un monito che deve, imperativamente, soggiacere ad ogni riflessione.
A cosa servono,subliminalmente, tali misure?
Il “Restate a casa”, ripetuto e reiterato come un mantra, accompagnato da un’assurda normativa, difeso attraverso l’azione combinata di delatori, droni e controlli di polizia, è il punto più alto, per ora, dell’alienazione del pensiero a cui si uniranno, certamente, altre pratiche che il Ministero dell’amore sta mettendo a punto: tracciabilità dei movimenti, salvifico vaccino accompagnato da microchip ed altre simpatiche iniziative che ci condurranno nel favoloso Mondo Nuovissimo tanto amato dai progressisti neoliberali.
A cosa servono questi espedienti capestro?  Qual è il loro scopo?
Se è vera l’ipotesi iniziale, ed i fatti dimostrano che è vera e verificabile, allora questa situazione genererà un profondo collasso economico e non sembra ragionevole che la popolazione subisca tacendo: questa volta non si parlerà di una classe perché l’impoverimento sarà esteso e toccherà davvero tutti gli strati della popolazione, non varrà il giochino di mettere gli uni contro gli altri, non sarà proponibile il divide et impera in base al ceto.
Ma, se saremo abituati ad obbedire a regole insensate, se saremo abituati alla paura, alla mancanza di libertà, al soffocamento del pensiero critico e, se, tutto questo diverrà la normalità, allora saremo totalmente controllabili, saremo destinati al macello sociale perché non avremo più la coscienza politica che serve per ribellarsi, per reagire ed ogni ingiustizia sarà sopportabile.
“Quelli che fanno la rivoluzione a metà, non fanno altro che scavarsi la fossa”, noi dobbiamo ancora capirlo, il sistema neoliberale, al contrario, lo ha capito perfettamente e non lascerà niente al caso.


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