Unione Europea: a che serve?
Che cos’è l’Unione
Europea? Jeremy Clarkson durante un episodio di Top Gear UK la definì come
“quella cosa che sta in Belgio”, ed in effetti dal suo punto di vista non ci è
andato poi tanto lontano. A seconda della persona a cui lo domandate la UE può
essere un sogno, una favola, il futuro, i 70 anni di pace, il Deus ex machina
che ci ha salvato dalla catastrofe economica oppure una cosa che si cambia
dall’interno siccome una casa con i suoi arredi.
Allo stesso tempo se lo
chiedete alla popolazione dei vari paesi membri la risposta che riceverete non
sarà certo una spiegazione, ma un secco NO, quel NO espresso ogni volta che si
è potuto svolgere un referendum che prevedesse maggior integrazione europea. Trend
questo confermato anche il Italia dove recentemente il 67% degli intervistati,
in un recente sondaggio Tecnè per l’Agenzia Dire, ritiene che la partecipazione
dell’Italia all’UE sia uno svantaggio.
Qualunque cosa sia
quindi l’UE è ormai chiaro agli occhi di tutti che non si tratti dell’organizzazione
internazionale più adatta a mediare i diversi interessi dei suoi, per adesso
ancora 27, paesi membri.
Dopo 12 anni di crisi
economica e politica ci ritroviamo di fronte all’ennesimo stato di emergenza
che ci costringe(rà) ad adottare misure straordinarie, sempre per il nostro
esclusivo interesse si intende. Ma andiamo con ordine.
La crisi dovuta
all’epidemia di coronavirus è riuscita a far cadere il velo. Essa ha mostrato,
e sta mostrando, la nudità del Re in tutto il suo squallore. Di fronte a tale
emergenza abbiamo assistito al solito teatrino politico nel quale, superato
l’abbraccio ai cinesi, gli involtini primavera da gustare in prima serata ed i
musei aperti e gratuiti nei fine settimana (tanto per acculturarci tutti
stretti nel caldo abbraccio del virus), ci si è dovuti confrontare con la
situazione di crisi e le sue conseguenze. L’agognata soluzione comune fra gli
Stati membri non c’è Stata ed anzi ognuno ha fatto e sta facendo per sé, anche
a discapito degli altri. Infatti Germania e Olanda non si
sentono tanto tranquille, poverine, nel concedere deroghe al patto di
stabilità. Ci mancherebbe che l’Italia possa curare i suoi malati. Non deve poi
trarci in inganno il fatto che il Presidente della Commissione UE Ursula von
der Leyen abbia dichiarato che l’Italia goda del pieno sostegno dell’Unione e
che le spese per sostenere l’emergenza coronavirus non saranno considerate a
fine anno al momento dell’analisi della tenuta dei conti pubblici. Invero in
questi giorni si è parlato tanto dell’approvazione della riforma del MES, poi
affondata. Finita qui? No, per niente. I nostri salvatori della patria hanno
subito pensato di utilizzare quel gran successo che è il MES (allo stato
attuale senza riforma) affinché esso presti i nostri soldi al nostro paese. Come
puntualmente ci ricorda l’onorevole Claudio Borghi i crediti del MES sono però privilegiati,
il che significa che prima di tutto bisognerà risarcire il MES (che ricordiamo
essere formato anche dalla quota italiana di ben 60 miliardi di euro) e poi
eventualmente il risparmiatore che possiede i titoli di Stato. Tutto pur di non
concedere la garanzia della BCE sui nostri titoli di Stato. Proprio su questo ultimo
punto in pochi giorni sono state messe tutte le dita possibili nella piaga, a
cominciare dall’infelice dichiarazione del governatore della BCE Christine
Lagarde: “Non siamo qui per ridurre gli spread, non è il compito della BCE. Per
quello ci sono altri strumenti ed altri attori che se ne occupano”. Il
contrario del famoso “whatever It takes” di Mario Draghi. Spontaneo a questo
punto chiedersi a cosa serva una Banca Centrale che, riguardo i paesi
dell’eurozona, non si impegna a ridurre gli spread, non acquista i titoli di
Stato per sostenere le spese a deficit in un momento di emergenza e di sicuro
non svolge attività di vigilanza bancaria, come abbiamo avuto modo di vedere in
passato. Nel mentre che tali parole venivano pronunciate le borse sono crollate
e lo spread BTP/BUND si è impennato come la Lira in seguito alle gesta di Carcarlo
Pravettoni.
Scherzone. Tale
dichiarazione è stata solo una gaffe. A mio parere una gaffe più che
intenzionale, ma tale è stata definita dopo che la stessa Lagarde ha ritrattato
le sue stesse dichiarazioni in un post su Twitter nel quale si dichiarava «determinata
nell’impedire la frammentazione di tutta l’area euro». Evidentemente quindi la
BCE, come ogni banca centrale, ha la propria ragion d’essere nel sostenere
l’acquisto dei titoli di Stato del/dei paese/i cui fa riferimento. La scelta è
politica, non economica.
Nel mentre la Francia ha
fatto sapere che non avrebbe rispettato le limitazioni sul deficit, e ciò non è
una novità ma anzi la normalità per tale paese che durante gli ultimi 12 anni
ha dimostrato di far strame delle regole in quanto paese più uguale degli
altri, come ci ha tenuto a precisare l’ex Presidente Juncker. Riguardo invece
alla vicenda coronavirus il Presidente Macron, nel suo discorso di qualche giorno
fa, ha dichiarato che avrebbe cercato una via di comunicazione diretta con il
Presidente Trump che in questo momento ha l’attuale presidenza a turno del G7.
La Germania invece ha annunciato
interventi per un totale (immagino provvisorio) di 550 miliardi di euro, ovvero
circa il 17% del proprio PIL. Non male visto che ci hanno raccontato fin ora
che il denaro era una risorsa scarsa e che gli Stati avevano bisogno di
coperture per trovare iSoldi.
Per ultimi, ma non per
importanza non possiamo dimenticare il blocco alle esportazioni di materiale
sanitario adottato da Francia e Germania, tolto solo qualche giorno fa, o la
chiusura dei confini di Slovenia, Austria ed oggi, unilateralmente, senza
previa comunicazione alla Commissione UE, da parte della Germania? (Nota a
margine: la Francia de-facto controlla comunque da anni le sue frontiere quando
e come vuole). In pochi giorni Schengen, un pilastro dell’integrazione
comunitaria è caduto, ed è solo l’inizio a mio modesto parere. Libera circolazione
delle persone, via. Manca solo l’abolizione della libera circolazione di merci
e capitali a cui probabilmente arriveremo, in conseguenza della rottura totale
del sistema.
Ciò che più salta agli
occhi in questo momento è la totale inadeguatezza dell’UE e delle sue
istituzioni ad operare in nome di un interesse diffuso. Il sistema è già
collassato e chi può si smarca attuando prima una propria politica e poi
eventualmente rendendo edotti i partner mettendoli davanti al fatto compiuto.
Perché mentre noi discutiamo di MES, PEPP e di chissà quale altra diavoleria,
sempre concepita nell’ambito dello stesso modello che ci ha portato al
collasso, i paesi intorno a noi fanno politica, interna ed internazionale.
L’obiettivo strategico è fissato e seguono quindi una tattica per raggiungerlo.
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